Cosa abbiamo fatto quest’estate? Bene, Credo sia una bella domanda. A parte il ritardo della pubblicazione dovuto a trasferta della mamma, indisposizione intestinale che mi ha messo ko etc..
L’esasperazione, la voglia di staccare, di rivedere i parenti, insomma…un bel fritto misto, ci ha portati a decidere all’ultimo minuto.
Oltre alla bellissima parentesi di 7 giorni alla Fattorina la Principina con i nonni e la zia (che è il posto dove io ed Annurchetta ci siamo sposati), ci siamo recati in Valtopina e sulla riviera romagnola, a Igea Marina.
Valtopina e il Covo del Solengo
Abbiamo passato cinque giorni presso l’agriturismo “Il Covo del Solengo”, in Valtopina. L’agriturismo è un podere praticamente immerso nel verde, lontano da tutto, che si affaccia sul monte Subasio.
La posizione è ottima, perché puoi raggiungere in mezz’oretta o poco più tutte le principali mete turistiche: Assisi, Spello, Rasiglia, Montefalco, Foligno, le Fonti del Clitunno, Perugia, Gubbio.
Come raggiungere l’agriturismo
L’agriturismo si trova vicino Foligno, precisamente tra Foligno e Nocera Umbra. Nell’immagine qui sotto potete vedere la strada per arrivare al Covo (in giallo), venendo da Foligno.
L’idea dell’agriturismo è stata sviluppata negli ultimi anni. Sono davvero contento che lo abbiano fatto perché altrimenti non avrei conosciuto il posto e le bellissime persone che ci hanno accolto come parenti.
La struttura
L’agriturismo, gestito principalmente da Francesco e Ada, si raggiunge attraverso una strada, che nell’ultimo chilometro e mezzo è sterrata. Gli ultimi 400 metri prima di entrare sono di nuovo asfaltati.
Poco prima dell’ingresso c’è una recinzione con le capre dell’agriturismo. Appena entrati la strada diventa sterrata per circa 50 metri: di fronte ti trovi due complessi, uno sulla destra e uno sulla sinistra.
Poi la strada fa una “U” per tornare indietro verso l’uscita e sulla destra c’è una piccola piscina (circa 3 metri di diametro) per rinfrescarsi. Piccolina ma perfetta per una famiglia di 4-5 persone che vogliono rilassarsi. È presente anche una pedana per fare i tuffi a bomba! Daje!
I due edifici si affacciano sulla vallata: sedie e sdraio per godersi il panorama si trovano di fronte a un porticato impiegato per cene e colazioni.
Se fa freddo c’è la sala interna con un bel salone e la cucina a vista.

Ammazza che voglia di sperimentare il caminetto in autunno!
Bello! Dal salone si accede alle camere al piano di sopra.
Noi abbiamo preso l’unica soluzione disponibile per il periodo 7-11 agosto: l’appartamento. L’appartamento ha l’ingresso nella parte posteriore dell’edificio di destra.
Si accede da una porta vetrata ed è diviso in due piani: al piano terra un divano letto e un bagno. Tramite scala in legno e tondini di acciaio (quelli del cemento armato) si accede al piano di sopra.
Qui si trovano una piccola stanza da letto a una piazza e mezzo (con finestra che affaccia sullo spiazzo dove si arriva) e un’ampia stanza da letto semplice. Quest’ultima, minimal, bellissima, ha alti soffitti e affaccia su un bosco. Cliccate sulle foto per vedere a tutto schermo.




La scala interna è stata fatta da Francesco (uomo tutto fare! Mitico!) così come molte altre cose lì nel podere.
Le persone
Già soltanto con lo scambio di informazioni dopo aver prenotato c’è stato subito un ottimo feeling. Non poteva essere altrimenti: al Covo del Solengo sono deliziosi, gentili, attenti.
Per informazione, Francesco e Ada vivono lì insieme ad altri parenti, che danno una mano, a partire da Adriano. Adriano è il papà di Francesco, romano come me: parlare con lui, che ha tirato tutto su, è stato un piacere.
I suoi racconti, la sua cultura, i dettagli sulle proteine per la produzione dei formaggi (mi ha spiegato in dettaglio i vantaggi del cacio-ricotta di capra, in termini di proteine nobili – che ovviamene ho già dimenticato), mi hanno davvero colpito e ne sono rimasto entusiasta.
Poi, vogliamo mettere che ha la passione della fotografia? Ne abbiamo approfittato per aiutarlo a capire un paio di cosette con le reflex digitali, visto che lui è un affezionato delle analogiche e non riusciva a sfruttare un paio di funzionalità che fanno parte della nuova era.
Infine ci sono le sorelle di Francesco. Noi abbiamo conosciuto un po’ meglio Roberta, con il marito Pietro e i figli Dario, Simone, Vincenzo, che hanno contribuito a rendere indimenticabile il soggiorno a Paraventolo e Sereno Poco Variabile.
Barbara e Francesca abbiamo avuto modo di vederle ma abbiamo scambiato poche parole con loro.
Che dire di Francesco? Difficile vederlo fermo, facilissimo intrattenersi 5 minuti a parlare con lui. Quando ti giri e vedi qualcosa che sembra fatta artigianalmente, anche se è fatta troppo bene, al 90% è opera sua.
Nonostante sia davvero impegnativa la sua giornata, trova sempre quei minuti in più per stare con te, fare due chiacchiere, farti sentire a casa.
Lo stesso vale per Ada, bravissima in cucina. Abbiamo mangiato lì tutte le sere e vi posso garantire che mi ero scordato certi sapori.
Io ho la mamma di origine umbra, e la mia nonnetta Angela (Angelinetta per gli amici) faceva certi piatti da leccarsi non le orecchie, la chierica! Qui ho ritrovato quei sapori, li ho riscoperti e gustati in tutto e per tutto.
Raramente vedi Ada ferma e se lo fa, è perché deve riposare.
Dove si mangia – il porticato

Questa foto è stata scattata dal tavolo delle nostre cene e colazioni. Non si vede il porticato ma si intuisce che c’è e che ti offre una vista davvero incantevole.
In estate un porticato, con vista sulla vallata del monte Subasio, rende colazioni e cene uniche. Non è solo la magia del posto, se amate il verde e vi piace la campagna. È il tutto.
Sulla destra è stata fatta una buca per fare un bel falò nelle giornate primaverili e autunnali per scaldarsi e godere delle meraviglie che la natura può offrire.
Quando si è al completo ci sono circa 5 tavoli sotto il porticato e una tavolo per 6-8 persone subito di fronte, sotto un albero illuminato da lampadine a energia solare (o pile, se la giornata è coperta). In totale parliamo circa di 20 coperti.
Internamente, in caso di freddo o stagione non estiva, un bel salone con camino.
Il cibo
La formula pernottamento e prima colazione non è stata vincente, di più! Ci abbiamo aggiunto anche le cene, perché ne vale davvero la pena.
Non fanno i pranzi ma è ovvio: non riescono visto che svolgono un’attività a dir poco frenetica dalla mattina alla sera.
Tutto o quasi fatto in casa. Partiamo da qui. Dopo aver dormito da dio, nel silenzio, in un letto comodo (per i nostri gusti), arrivi al porticato.
Gli occhi sono ancora sul cuscino oppure sono abbottonati. Quando arrivi…beh, ti siedi, ti fai due chiacchiere sia con Francesco, Ada, Adriano, Roberta che con gli altri ospiti e cominci a gustarti la mattinata.
Si inizia col piede giusto. Il tempo è rallentato, si è tornati a circa 20-30 anni fa, da questo punto di vista.
C’avemo fame…e che fai? Nun magni? Si comincia! A parte il cappuccino e/o il caffè, per chi vuole c’è il latte di capra appena munto. A me di solito non piace, ma il loro è FA-VO-LO-SO. Le capre si nutrono di erba e basta. Il sapore forte di capra si sente che non si sente, ve lo assicuro.
A proposito di capre, abbiamo anche provato l’ebrezza (per noi, non per la poveraccia di capra che ci è capitata tra le mani) di provare a mungere una capra. Stendiamo un velo pietoso sul risultato.
In aggiunta trovi sempre un bel cestino con fette di torte e ciambelloni fatte in casa da loro, variabile di giorno in giorno, pezzi di crostata, vasetti di yogurt (non fatto da loro, ma ottimo), confetture fatte sempre da loro.
Davvero delle colazioni ricche e per tutti i gusti. L’aria fresca al punto giusto (siamo a 600 m s.l.m.). Devo aggiungere altro? Non credo ma…pulite la bava che vi è caduta sul pavimento, sennò rischiate di scivolare.
Le cene
Me sarei magnato tutto. Anzi, l’ho fatto (e me so’ pure sentito male).
Ah Simo’ e te credo! Hai magnato in una sera quello che te magni in una settimana intera e te serviva il piede de’ porco pe’ levatte i pantaloni! Ma dico io…c’hai una certa età!
Ada è una cuoca straordinaria e credetemi se vi dico che alcune cose che ha cucinato mi hanno riportato indietro nel tempo di 35 anni.
- Prima serata: abbiamo fatto il giro pizza (lievitazione naturale di 36 ore, si sono pure scusati perché non era 48 ore – arrrgh, ma ti rendi conto?) con forno a legna fatto da Francesco (mica caz..vabbé, avete capito).Ci hanno portato focaccia sale e rosmarino, poi margherita, poi salsiccia, poi napoli, poi nutella, poi l’arcangelo Gabriele mi ha preso per mano e mi ha consigliato di fermarmi. Birra fresca (ci stava bene) e la prima serata l’ho passata sveglio fino alle 4. Avevo mangiato almeno 4 volte quello che mangio di solito a cena.
- Seconda serata: panini con la porchetta. Il pane fatto da Ada, ancora caldo. La porchetta di Bevagna, paese vicino a Foligno che, a sentire Francesco, se la batte con quella più rinomata di “non mi ricordo il nome”.Pura poesia.Sono sicuro che se ci Fosse stato San Francesco nei paraggi sarebbe riuscito a parlarci, con la porchetta! Zucchine di contorno, prese dal loro orto. Non aggiungo altro. Ah, dimenticavo: nessun santo mi è apparso alla fine della cena.
- Terza serata: gli zii ci sono venuti a trovare. Per l’occasione abbiamo fatto preparare un tagliere di salumi e formaggi per rimanere leggeri. Sapevamo che Ada aveva preparato a mano le pappardelle al sugo di cinghiale…e che fai? Nun magni? Vabbé, dai, un piccolo sforzo e si mangia anche quello. Vino rosso per l’occasione. Che goduria!
- Ultima serata: torta al testo (tipica pizza umbra) con salsicce e cicoria del loro orto. Al primo morso me so’ buttato per terra per quanto erano buone.
Non sono un amante della salsiccia, quindi se vi dico me ne so’ ingurgitate 4 come i pellicani fanno con i pesci, si capisce che erano da paura? Vogliamo parlare della cicoria? Ancora mi ricordo il sapore delicato che, sposato con la salsiccia e la torta al testo mi hanno regalato emozioni forti e tanti orgasmi alimentari.Ammazza aho che magnata! Ammazza aho che goduria. Ammazza aho quanto non vedo l’ora di tornare a trovarli!
L’atmosfera
A rendere il tutto ancora più speciale il clima che si era creato. Tutti sembravano conoscersi da una vita.
Tra un boccone e l’altro scambiavi due chiacchiere con le persone delle altre tavolate. Ci si raccontava delle gite, della propria vita.
Si parlava di tutto con tutti. Sembrava di essere in famiglia. Ogni tanto si scambiavano due chiacchiere con i ragazzi, che si fermavano a rifiatare e bere un sorso di vino con noi.
Quello che ho potuto apprezzare è il calore dell’accoglienza, la capacità di trasformare un soggiorno in qualcosa di speciale attraverso il rapporto vero e sincero con le persone.
Ti viene naturale al Covo del Solengo perché le persone che sono lì sono speciali e te ne danno l’opportunità. Già: l’opportunità.
L’occasione di riscoprire che non siamo solo macchine, numeri, ma che il nostro corpo ha un anima e tale anima va nutrita con rapporti sociali e con la natura.
Questo è quello che offre l’agriturismo: un distacco momentaneo dalla vita frenetica di tutti i giorni.
Fermarsi ad apprezzare come la vita “di prima” era più vera, più semplice, meno piena ma più ricca.
Ho apprezzato in particolar modo la mancanza della tv nelle camere (per scelta dei gestori! Bravi!).In questo modo i bimbi se so’ spurgati come le vongole ed hanno giocato come potevo giocare io quando ero piccolo: con la fantasia e qualche altra cosina.
Cosa abbiamo visto
A parte il fatto che molti posti li conoscevo già e bene (tipo le Cascate delle Marmore), abbiamo fatto cose alla portata. Oddio, c’erano 37°C e alla portata poteva esserci fare il busto al Pincio davanti ad un bel ventilatore.
Questo non ci ha fermati e, come se dice a Roma, se semo concallati per bene (nel senso che si siamo morti di caldo)!
Se considerate che ogni giorno siamo passati a salutare la mia sempreverde nonnetta Angelinetta, che con i suoi 91 anni ancora “me da’ una pista“, abbiamo deciso di selezionare poche cose. Assisi e l’Eremo delle Carceri, Rasiglia, le Fonti del Clitunno.
Durante la permanenza si è svolta la quintana a Foligno e la settimana successiva si sarebbe svolta la fuga del bove a Montefalco. Vi assicuro che sono molto carine. Non abbiamo partecipato ma di sicuro ci torneremo!
Assisi e l’Eremo delle Carceri

Da visitare assolutamente. Trasuda storia, sacralità.
L’umbria è magnifica! Con il suo verde, i suoi borghi medievali, il suo fascino. Assisi è una tappa obbligatoria perché vale la pena anche solo passeggiarci per 10 minuti.
Non tutti sanno (almeno io l’ho scoperto quando ero grande) che a 5 km da Assisi si trova l’Eremo delle Carceri, un romitorio (dormitorio degli eremiti) dove c’è la grotta di San Francesco.
Su proposta di Annurchetta si decide di fare la camminata dalle porte di Assisi all’Eremo. Dovete sapere che quando il capo (eh già…) propone di camminare bisogna fare come il castratore di canguri: prendere la palla al balzo!
La fortuna con la “C” maiuscola ha voluto che quel giorno facessero 37°C: perfetto per fare una camminata in salita, senza le attrezzature appropriate. Le probabilità di vedere San Francesco in carne e ossa erano alte, in quella giornata di fuoco.
30 minuti per parcheggiare e nemmeno un calendario per chiedere l’aiuto di qualche santo. Alla fine parcheggiamo in un posto un po’ lontano. Chiediamo ad un povero cristo di 80 anni dove comincia la camminata per l’Eremo.
Quello si abbassa gli occhiali da sole, poi ci guarda, poi guarda i bimbi ed esclama: “Ma chi ve lo fa fare! Ma arrivate fino a su con la macchina, lasciatela all’Eremo e fatevi un giro senza ammazzarvi. C’avere due figli piccoli. Lasciate stare!”
Ecco, quando uno mi dice così, è la volta che lo faccio di sicuro. Ma poi ‘sta cariatide (senza offesa)…ma che vuole? Si, si, c’hai ragione tu. Aho , ma tu lo sai da dove veniamo? Dal Piemonte! Lo sai che ‘sti regazzini se so fatti la camminata da Pian Della Regina a Pian del Re per vedere le sorgenti del Po? Lo sai che era sotto il sole? Tranquillo, siamo preparati al peggio.
Questo pensavo nella mia testa di legno.
La verità è che bisogna saper ascoltare le persone più grandi di te, perché sono molto più sagge. Ma questo lo capiremo soltanto dopo aver sudato lacrime e sangue e aver visto l’apparizione di almeno una decina di santi sul cammino (o erano cinghiali?…).
La camminata di 3 km si divide in due parti: all’inizio una salita su una strada sterrata bella pendente e ciottolosa che diventa una passeggiata pianeggiante negli ultimi 25 minuti. 1h30 di camminata per arrivare su, tra lamentele, semi infarti, crisi respiratorie e cecità temporanea. 1h15 min per ridiscendere, senza fretta ed evitare di poggiare i piedi su qualche sasso ballerino.
Nella mappa potete apprezzare il percorso che abbiamo fatto.

Il punto rosso è la partenza, circa 300 metri di dislivello. Meglio una coltellata in petto che farla con 37°C!
L’Eremo è magico, secondo me. Puoi entrare a visitarlo (aggratise), vedere il giaciglio di San Francesco, mentre ti muovi tra piccoli ingressi in cui ho dubitato di passare almeno un paio di volte.
Paraventolo ha apprezzato tantissimo al punto che voleva rifare il giro di nuovo.
Esternamente ci sono delle passeggiate dove si può apprezzare il luogo in cui veniva celebrata la messa, il sentiero del vento e altre camminate nella natura (brevi) d’ispirazione per i santi.
Per chi ha fame, fuori dall’Eremo c’è un chioschetto con un tizio molto simpatico.
Di Ritorno ci siamo fermati una mezz’oretta abbondante ad Assisi: il tempo di un gelato, un giretto in centro senza pretendere troppo e via, di nuovo al Covo.
Rasiglia
Rasiglia…le immagini parlano da sole. In questi ultimi tempi è diventata molto frequentata, quindi se posso darvi un consiglio andateci in mezzo alla settimana. Sconsigliata il sabato e la domenica: troppa gente, risulta difficile fare tutto.
Appena arrivati (ora di pranzo) ci siamo fermati al primo posto disponibile per mangiare, poi abbiamo fatto una bella passeggiata nel borgo. Ci siamo rinfrescati, ci siamo rifatti gli occhi. Bellissima.
Dal Covo del Solengo puoi prendere diverse strade e ci vogliono circa 30 minuti. Noi prima di andare a Rasiglia siamo passati per Foligno a trovare la nonnina.

Da questa mappa si può apprezzare la posizione di Rasiglia, Foligno e Valtopina
Fonti del Clitunno

Metterò soltanto questa foto, molto rappresentativa!
In questo luogo ha fatto le foto mia mamma quando si è sposata. Che belle che sono! Pensate che sono menzionate addirittura da Plinio il Giovane. Potete leggere qualcosina di più cliccando qui.
L’ingresso è a pagamento: 8€ due adulti e due bambini. Il parco ha ampi spazi nel verde, tutt’intorno a queste bellissime pozze d’acqua dai vari colori, tra cui il turchese. Sono ricche di vegetazione acquatica e t’infondono una sensazione di pace.
Accanto all’ingresso, un ristorante che un’area piccolina di gonfiabili per intrattenere i più piccoli.
Menzione mangereccia
Dalle parti delle Fonti del Clitunno, di preciso a Campello sul Clitunno, c’è un ristorante chiamato “Le Casaline”, dove ultimamente i miei vanno a mangiare quando vanno a trovare la mitica nonna Angelinetta.
Il piatti sono fantastici: strangozzi al tartufo in primis. Io ho ordinato un piatto di tortelli con ripieno di chianina con un nome alla supercazzola e ho goduto come un riccio. Troppo buoni!
I prezzi si aggirano intorno ai 30-40€. Ne vale la pena! Non ci credete? Allora beccateve ‘sto piatto de strangozzi al tartufo!

Belli e buoni!
Covo del Solengo: prezzi
Ci sono stanze di grandezze diverse, quindi fare un ragionamento sul prezzo è difficile, soprattutto perché variano in base alla stagione. L’appartamento di sicuro è il più costoso di tutti, visto che stiamo parlando di circa 75 mq nel periodo peggiore, da un punto di vista economico.
Se vi fate un giro su Booking, per esempio, in questo momento i prezzi vanno dai 58€ ai 100€ con colazione inclusa.
Noi ad agosto, per l’appartamento gigante, su booking lo abbiamo trovato a 140€. Le cene, dipende da cosa mangi, ma di solito il prezzo è intorno ai 25€ a testa.
Conclusioni
Perché fare un poema omerico su un posto in cui siamo rimasti soltanto 5 giorni? Perché ne vale davvero la pena, per noi. Scordatevi la tv, scordatevi il casino, i rumori delle auto. Fatevi il pieno di verde, di genuinità e bontà del cibo. Godetevi le stelle quando il cielo è limpido ma soprattutto, godetevi l’ospitalità, la gentilezza e il calore di Francesco, Ada e di tutto il resto della ciurma.