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Rinunce

    Attraverso lo specchio

    Le rinunce di primavera

    by SimoneDF Aprile 19, 2018
    bomboniera a forma di vesta 50 celeste in primo piano.

    Quando la primavera comincia a farsi sentire realmente nell’aria, con il suo calore, i suoi colori e la sua esplosione di gioia comincio a soffrire.

    Ah Simo’, secondo me te manca qualche rotella…ma come? Le giornate si allungano, tutti sono più contenti e te che fai? Te metti a fa’ er piagnone?!

    Sì, avete letto bene, soffro e faccio “er piagnone”, come direbbe il mio alter ego. Il fatto è che in questi giorni, quando mi reco in ufficio, comincio a vedere passare accanto a me sciami di moto e motorini. Il mio sorriso stampato sulla faccia si trasforma improvvisamente in nostalgia.

    Circa 11 anni fa,infatti, era entrata a fare parte della mia vita una bellissima moto con la quale ho girato parecchio, in Italia e in Europa. Ricordo ancora che, preso dalla foga, con il gesso alla gamba destra, andai a comprarla l’ultimo giorno della promozione. Pazzia o intuizione? Cul..ehm, fortuna direi.

    Avevo capito sin da subito che la moto era una parte di me, un’appendice del mio corpo. Mi ripetevo sempre: “ ma come cavolo ho fatto a stare senza moto per 30 anni?” Così, tra questa immensità di pensieri nobili, ho cominciato a girare e girare e girare. Che sensazione stupenda. Ero diventato un centauro…incompleto, a pensarci bene: mancava la parte più importante del centauro mitologico, ma non fa niente.

    Pensare me stesso senza moto era come pensare di essere menomato, privato di qualcosa che di diritto e per natura doveva essere parte di me.
    La moto ha conquistato anche Annurchetta: ci siamo fatti bei viaggi, insieme. Partiti da Roma e raggiunto Spalato, in Croazia,via terra. Poi Barcellona. Poi altre tappe. Poi è arrivato Paraventolo e papà ha cominciato a usare un po’ di meno la moto.

    Anche lui è rimasto stregato. Sia ben chiaro: io sono uno di quelli a cui piace passeggiare con la moto, gustarmi il viaggio, il panorama. Sono uno di quelli che si fa superare in curva dai settantenni in bicicletta nei tornanti in salita.

    Già con Paraventolo le uscite in moto erano più sporadiche, ma si facevano. Ogni volta era una boccata d’aria. Bello sentire l’aria, bello essere parte della natura circostante. Partecipe, non semplice spettatore.

    Ricordo ancora i sorrisi a 96 denti di Paraventolo quando lo mettevo sulla moto, nel box. Lì ho cominciato a capire che forse dovevo iniziare a pensare al momento del distacco. Mi veniva da piangere solo al pensiero.

    La cosa è andata avanti per due anni. Nel frattempo Sereno Poco Variabile ha bussato alla porta di casa e papà ha cominciato a metabolizzare che, invece di essere lì ferma, era meglio se qualcuno se ne prendesse cura più di quanto stava facendo lui nell’ultimo periodo.

    Nel giro di pochissimo tempo  ho pubblicato l’annuncio e in meno di una settimana è andata: venduta. Ho pianto in silenzio. Se ci ripenso ancora oggi mi viene da piangere. Mentre guardavo il furgoncino che portava via la mia “bambina” vedevo scorrere davanti ai miei occhi tutta una fetta della mia vita. Sentivo che un pezzetto di me se ne stava andando.

    Addio giri in moto, addio week end su e giù per montagne, passi, rifugi e agriturismi. Addio..o arrivederci? Si vedrà, il tempo mi farà capire se voltare pagina o tornare al segnalibro di qualche anno fa.

    Paraventolo ogni tanto si ricorda della moto. Quando sente nominare la parola magica lo vedo pensare, rimuginare. Non passa molto che si avvicina con la faccia seria, un po’ corrucciata.

    ”Papà, ma perché hai venduto la moto?”, mi chiede ogni volta.

    ”Perché papà ha deciso di passare il tempo con voi e non di andare in giro in moto senza di voi.  Papà ha tanto voglia di giocare, uscire e fare le cose con voi. Se fossi andato con la moto, non avrei avuto il tempo di stare con voi.”

    Beh, ogni volta che me lo chiede è una conferma del fatto che sono davvero contento di avere preso questa decisione, anche se ci sto male. Nessuno è in grado di restituircelo, il tempo. Quindi meglio sfruttarlo per le cose importanti e trovare sempre il tempo per il tempo.

    Sorrido, lo guardo, faccio un profondo respiro e gli accarezzo la testa. Sono dure, le rinunce. Sono più dolci però, se si pensa al fine ultimo per cui si fanno certe scelte. Lo prendo per mano e andiamo a giocare con Sereno Poco Variabile.

    Presto arriverà il momento di raccontare tutto anche a lui ma ora godiamoci questi momenti magici di complicità tra noi.

    Aprile 19, 2018 4 comments
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Chi è Strapapàordinario?

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Ciao a tutti, mi chiamo Simone Di Filippo e nella vita lavoro nel settore della formazione tecnica. Agli occhi dei miei figli i miei gesti sono visti come qualcosa di straordinario, ma io sono un papà ordinario! Così, per accontentare tutti, facciamo Strapapàordinario!

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