“Non ci posso credere! Se fossi stato io il genitore…”!!!!
Mi ricordo di quando ero in tenera età, senza la mia bellissima chierica, a passeggiare per le vie del centro di Roma. Ah, che goduria! Roma è senza dubbio una città incantevole. Ci vivevo e ogni giorno trovavo qualcosa che mi meravigliava. Questa è una fortuna.
Ricordo ancora, passeggiando dalle parti di Villa Borghese, di essermi fermato in stato catatonico a contemplare le curve di una cupola o qualcosa di simile. No, non erano quelle curve, di ciccia, come il mio istinto di maschietto suggerisce di contemplare. Era un qualcosa che non ricordo bene, ma ero fermo lì, imbambolato.
A un certo punto la mia concentrazione /contemplazione viene interrotta da un suono acuto. All’inizio pensavo fosse la sirena di qualche antifurto o addirittura la polizia. Poi sento qualcosa che mi passa vicino alle gambe, come un cane di taglia media. Non faccio in tempo a girarmi per mettere a fuoco la situazione che ecco che una donna mi dà una spallata come nella finale di coppa del mondo di rugby.
“Ma che ca…” non faccio nemmeno in tempo a finire di imprecare che mi investe un nanerottolo di 6-7 anni attaccato alla mano della mamma. Il nanerottolo trascinato in modo scomposto mi urta le parti più care facendole passare da uova a uova strapazzate.
Con le lacrime per il dolore mi giro e vedevo in lontananza, sfocato (per le lacrime) un nanetto, ancora più nano del nanerottolo, in fuga. Sembrava una caccia alla volpe!
Dopo essermi ripreso i tre ritornano indietro. È dura però, perché il più piccolo dei bimbi continua a urlare e dimenarsi come un posseduto. La mamma gli tiene il braccio e lui, per terra, si rigira come fanno i coccodrilli quando afferrano una preda. Poi si tira su e si ributta con il volo dell’angelo sull’asfalto.
L’altro poveretto non sa cosa fare, perché vorrebbe liberarsi dalla morsa a tagliola della mamma ma vuole gustarsi anche lo spettacolo.
Io li guardo attonito. Santa pupazza, porca paletta…ma che modi sono questi di trattare i figli? Li trascini come fece Achille con Ettore, nella guerra di Troia? No, no, se fossi io il papà, i miei non si comporterebbero così! Nel pensare ciò me li guardavo tutto mezzo schifato e disgustato.
Eh, già, perché dovete pensare che i genitori hanno un peso importante nell’educazione dei figli.
Bene, a distanza di molti anni vi posso confermare che non è così, purtroppo. Sono si un papà attento e molto talebano su alcune cose, ma la vita va così anche se dedico loro molto tempo.
Ora mi ritrovo nelle stesse condizioni di quella mamma, solo che ci vado più pesante nei placcaggi!
I figli sono imprevedibili e possono esplodere in un momento di quiete, quando meno te lo aspetti. Non devi mai mollare di un centimetro perché quello è il confine. Ogni giorno suonano i tuoi nervi come Jimmy Hendrix suona le corde della chitarra e tu devi fare appello a tutte le tue poche forze per resistere.
Quindi, ora, quello che tira le braccia dei bimbi in simbiosi con l’asfalto del marciapiede sono io. Sono io che ho il coccodrillo che fa la trottola perché non vuole andare a casa, sono sempre io quello che Usain Bolt gli fa un baffo se Sereno Poco Variabile si sta per cacciare in un guaio.
Sono sempre quel giovane che ora, però, guarda con compassione i giovani che lo guardano con disdegno. Sa che prima o poi toccherà pure a loro oltrepassare quella bellissima barricata che porta tanta stanchezza ma un cuore gonfio di amore.
Ora, se mi capita di vedere di nuovo queste scenette, apprezzo il fatto di non pagare il biglietto per vederle. Guardo loro, poi penso ai miei diavoletti e sorrido. Nella vita bisogna imparare a saper accettare il cambiamento e trovare la soluzione in maniera flessibile. Questo è quello che mi stanno insegnando i miei figli.
Caro il mio me stesso, tutto cambia ma tutto rimane uguale: che si tratti di sceneggiate strappalacrime oppure di fughe, non bisogna prendersela ma farsi una risata e sorridere alla vita.