“Franciiiii, è tardi! France’, ero minorenne quando hai cominciato a mangiare…
ci vogliamo sbrigare o no? Non ho tutta la mattina a disposizione.Finisci ‘sta benedetta colazione!”
“Va bene papà…”
“Guarda che a papà al lavoro lo sgridano se fa tardi, mi aiuti ad arrivare in tempo?”
“Va bene papà…”
Quadro più o meno realistico del dialogo di fine colazione, ogni santo giorno, fino a poco tempo fa.
Premetto che la colazione a casa mia è un rito davvero importante, di raccoglimento.
Il problema è che per Paraventolo, che mangia come se non esistesse un domani, la colazione oltre ad essere un rito è un piacere insostituibile (di questo papà è molto contento, ma datte ‘na mossa, amore mio…).
Lo vedi lì seduto, con tutta la calma del mondo, a guardare la tavola, scegliere, assaggiare, gustare. Un gesto estremamente semplice ma perfetto nel suo meccanismo. Durata: dai 30 ai 60 secondi. Moltiplicato per 100 fa “estremamente in ritardo, caz…mannaggia alla pulcinella!”.
Quando ti alzi presto con l’obiettivo di fare alzare presto anche lui, poi, diventa quasi una frustrazione . Sinceramente mi dispiace svegliarlo prima del previsto perché con quella faccia d’angelo dormiente mi sento come il carnefice che sta per torturare la sua vittima. Arrivo con le buone intenzioni e poi…me caco sotto!
Rimango a guardarlo, in contemplazione mistica: amore, senso di protezione, voglia di riempirlo di baci e di coccole.
Do un’occhiata intorno, allora, con la faccia ancora inebetita dall’ebbrezza di quella visione. L’armadio, il suo tavolo con i giochi, il calcetto, spiderman, superman, l’orologio che segna le 7:45, Hulk…L’OROLOGIO CHE SEGNA LE 7:45? Ca….spitaaaaa! Ahooooooo! Svegliaaaaa!
Il ritorno alla brusca realtà mi desta dal torpore e le urla che vorrei fossero dedicate al santo del giorno si trasformano in una tromba da stadio.
Paraventolo si alza, mangia alla velocità della lu…maca. Lo porto a scuola e via di corsa a lavoro, ogni volta in tempo ma sempre sul filo di lana.
Non ce n’è. Mumble mumble…penso e ripenso, scavo la fossetta per quanto cammino e rimugino.
A un certo punto, proprio come i cavoli a merenda, ripenso a una frase detta dal papà di una sua amichetta, un po’ di tempo fa: “quando i più grandi giocano con la Playstation imposto il timer a un’ora. Caschi il mondo, quando suona devono spegnere”.
E perché no? Quasi quasi, con un pizzico di speranza nel cuore, ci provo pure io. Sarà il solito fiasco…
Ore 7:25 (tanto ormai è una battaglia persa…): sveglia. Ci sediamo. Con occhi da condannato a morte prendo per il collo la gallina-timer, sopra la cappa. Le torco il collo e imposto 15 minuti.
“Questa è una gallina speciale”, spiego, “che invece di fare coccodè fa tic tac e quando suonerà vuol dire che dobbiamo finire la colazione e andare a lavarci”.
Ahó…funziona!
Se volete svelare il vostro segreto sentitevi liberi di farlo, nei commenti. Sarò ben lieto d’imparare dai vostri metodi.
Buona giornata a tutti.
2 comments
Niente di più semplice del timer😂😂ma sai..quando un genitore ha da fare, e qui si parla di play station, il timer non lo si sente neanche🙈e loro continuano imperterriti😊! Bravo Simo
Penso che su questi problemi ci ritornerò non appena i due furbetti cominiceranno a giocare con la Playstation…e in quel avrò bisogno di taaaanto taaaanto aiuto. 😉