“Papà, lo sai perché sono triste oggi”
“No a papà…perché, sei triste?”
“Si, sono triste.”
“Sono qua, se hai voglia di dirmelo papà ti ascolta”
Che tu stai vedendo la finale di coppa del mondo di curling, oppure sia il più grande spettatore di briscola della storia (anche se non ci credo perché di spettatore di briscola con la “B” maiuscola ce n’è uno: il sottoscritto), butta tutto nel cesso e tira lo sciacquone quando senti parole simili.
Un giorno come tanti altri Paraventolo è tornato a casa. Era iniziata da poco la scuola e lui, già al secondo anno di materna, l’ha presa molto bene. Ha rivisto tutti i suoi compagni di gioco, ha più confidenza con maestre e bidelle e soprattutto va e torna sempre molto contento.
Ogni tanto s’incupisce (come capita a tutti bimbi della sua età) e non sai mica che cavolo gli sta frullando per la testolina. Guai a parlarne, lo faresti incacchiare come una biscia!
La sera sempre la solita tiritera: portalo in bagno, pipì o cacca, lavaggio completo, barba e capelli, bidet, denti e chi più ne ha più ne metta (come dice un noto porno attore italiano 😉 ). Alla fine, scintillante come una Chevrolet del 1959 lo metti a nanna e gli racconti la storiella.
Crei l’atmosfera soffusa per intontirlo con la tua voce sgraziata che cerca di raccontare o leggere la favoletta. Se è un po’ lunga, a volte, mi addormento prima di lui. In dormiveglia, nella favoletta, ci butto dentro tutte le immagini che in quel momento ho nella testa. Inutile dire che quando riapro gli occhi Paraventolo mi guarda con l’aria curiosa. Di sicuro pensa: “Ma che ca…volo stai a di’, papà?”
Lo guardo, capisco e mi scuso. Con l’occhio pecoro dovuto a sonno e semi oscurità continuo. L’atmosfera si fa più soffice, il soffitto diventa un cielo stellato in cui poter ammirare la via lattea e ZAAAAC! Piglio il telecomando e metto in pausa l’Universo.
Che hai detto, a papà? Già, quando si presenta l’occasione, che tuo figlio mostra il fianco, puoi fare la cosa più importante del mondo ma devi assolutamente prendere quel dannato telecomando, mettere in pausa l’Universo e ascoltare.
Se non lo fai te ne pentirai, perché forse non avrà più la voglia di confidarsi con te o comunque ne passerà di tempo.
Sono istanti sacri. L’albero della confidenza dà pochi frutti e non è frutta di stagione: è frutta alla volemose bene, nel senso che nasce quando gli pare e se non la cogli al volo sparisce. Questi istanti vanno davvero messi in pausa e custoditi. Il telecomando va sempre portato con te: non sia mai che si scaricano le pile e tu non le hai quando è il momento.
Non so come si comporterà in futuro nei miei confronti, per ora cerco di non essere invadente e di leggere tra le righe se è il caso d’interrogarlo. Lo stesso mi auguro di fare con Sereno Poco Variabile. Non è semplice, il loro è un microclima, un mondo delicatissimo e basta poco per inquinarlo e rovinare tutto.
Spero davvero di essere all’altezza. Voi cosa ne pensate e soprattutto avete qualche suggerimento per ‘sto poveraccio di papà? ☺
P.S.: Auguri a tutte le donne!
4 comments
Ottimo consiglio, spero di riuscire a metterlo in pratica, all’occorrenza… di essere presente, sempre a disposizione ma mai invadente…Spero:)
Ciao Irene, conoscendoti sarai sicuramente molto brava in questo. Se si sbaglia è comunque un’esperienza importante per non riperterla in futuro quindi…è sempre positivo! Ciao e a presto!
Io ho già fatto l’errore di chiedere quando non dovevo e il mio piccolo grande cucciolo ha cambiato discorso, guardando da un’altra parte. Li crediamo piccoli ed invece sono già degli ometti con le loro idee, i loro pensieri, le loro emozioni.
Hai proprio ragione! Sono degli ometti in tutto e per tutto, con l’aggravante che il loro mondo è un microclima delicatissimo. Basta un niente per alterarlo. Essere papà è dura, siamo dei neofiti in qualsiaso campo, ma piano piano ce la faremo, soprattutto se ci mettiamo amore e impegno. So che questi sono due ingredienti che non mancano nella tua e (credo) nella mia personalità, quindi per ora sono tranquillo.