“(non devo sbottare, non devo sbottare, non devo sbottare!)”
“Uffa! Non ci riecco.”
“Ma si amore, basta che ti concentri (non devo sbottare, non devo sbottare, non devo sbotta…) CAMPIONI DEL MONDO! Hai visto che ci sei riuscito?”
Se qualcuno si domandasse perché mi sta venendo la chierica il solito dialogo mattutino con Paraventolo potrebbe dare indizi importanti.
Non che io sia in odore di santità, intendiamoci (e ci aggiungerei pure una sonora grattata).
Mettiamola così: la mia piotta (così se chiama a Roma) è fashion, va di moda ed è direttamente proporzionale alla mia pazienza.
Eh già, la pazienza! Sono un tipo molto paziente, pure troppo, ma Paraventolo alza l’asticella alla prima occasione possibile.
In questi primissimi anni da papà ho imparato a mie spese quanto sono importanti quelli che considero i 5 minuti d’oro.
Durante la giornata ce ne possono essere vari, non è un evento eccezionale che può capitare una sola volta. Sta a noi neogenitori avere l’abilità di saper creare l’occasione o di prendere la palla al balzo (come diceva il castratore di canguri).
Già, vi starete chiedendo, ma cos’è questa cosa dei 5 minuti d’oro?
Di solito mi capita che la mattina presto oppure prima di andare a dormire Paraventolo debba fare qualcosa in particolare. Prendiamo la mattina: si alza con gli occhi a gettoniera, se gli gira bene va a fare pipì altrimenti se ne parla dopo la colazione.
Ormai siamo bravi a rispettare i tempi della colazione, da quando la gallina fa tic tac. Poi comincia il turno della vestizione, dopo una bella lavata e, ovviamente, la pipì.
La chierica comincia a formicolare, terrorizzata di perdere altri capelli. Io la tranquillizzo ricordandole che faccio yoga.
Paraventolo prende i vestiti e comincia a vestirsi, da solo. La mia presenza è solo di supporto e per dare dei consigli su come fare. Sbaglia una volta, sbaglia due volte, si lamenta, piangnucola, gioca, impreco, continua a giocare.
Sembrerebbero 5 minuti sprecati, ma non lo sono affatto. Tutte le volte che mi minaccio di morte se aiuto Paraventolo sono occasioni d’oro per lasciarlo imparare, sbagliare, correggersi.
Non vi nascondo che in alcune occasioni mi vengono davvero i nervi, soprattutto quando gioca e non ti ascolta. In quei frangenti mi viene voglia di placcarlo come in una partita di football americano.
Alla fine penso allo scopo che ha perdere questo tempo e mi rassereno (pure i capelli se tranquillizzano). Purtroppo, e sottolineo purtroppo, tutte queste cose succedono sempre nei momenti meno opportuni, nel mio caso quando sono in ritardo al lavoro.
Penso “chissenefrega, non devo mettergli fretta, sono solo 5 minuti”.
In effetti è così.
Mi è costato molto, soprattutto all’inizio, trattenere la mia irruenza e troppa buona volontà di aiutarlo. Ancora oggi patisco alcune giornate ma ho imparato proprio da Paraventolo che questo è oro colato.
Più grande è lo sforzo iniziale, più grande sarà la soddisfazione finale. Lo vedo nella sua autonomia di piccolo ometto quanto vale questo sacrificio.
Se avete voglia raccontatemi dei vostri 5 minuti d’oro, mi farebbe molto piacere leggere e imparare dalle vostre esperienze.
2 comments
Non gli avevo mai dato un nome ai momenti che decido di ricordarmi delle ultime briciole di pazienza per aiutare le mie bimbe a fare da sole. A volte i 5 minuti diventano 10 o 15 dipende da quello che vogliono fare da sole. Ma sicuramente sono d’oro come dice te. Le mie bimbe tendono ad essere “autonomiste”, e la frase più gettonata, specie se ho fretta è “faccio sola!” ed allora devo entrare in fase “zen”, perché altrimenti se gli metto fretta peggioro le cose. Ma come dicono spesso “faccio sola” ci sono le giornate che non riescono a fare niente e le frasi diventano “mi aiuti a mettere i pantaloni” o “non riesco a mettere i calzini” o ” puoi fare te il letto”, etc. però se prendo un cacciavite in mano sono subito pronte a dire “posso provare?” e dopo due secondi “faccio sola”, e così anche montare un mobiletto o aggiustare qualcosa, diventano un momento (cinque minuti sono troppo pochi) d’oro. Aiutarli a fare da soli gli insegna anche a riconoscere i pericoli ed rischi, perché nel limite del possibile insegna di più uno sbaglio che un divieto.
Ciao Lorenzo, non pensare che io sia solo da 5 minuti eh? 😉 penso che tutti i papà sanno bene che da 5 si passa a 10 poi a 15 e poi, come dici tu, alla pratica zen. È bello vederli al’opera e concordo pienamente con te sul fatto che in questo modo imparano a riconoscere i pericoli e a sbagliare, per poi correggersi.
Un saluto e interessante il tuo blog!