Come creare buone abitudini nei figli?

by SimoneDF
Tabella con compiti e giorni della settimana

”A France’, allora? Che famo? Vuoi rimettere a posto?” 

Ma papà, non ci riesco da solo

Però quando hai tirato tutto fuori ce l’hai fatta,come mai? Dai, sbrigati! Ero minorenne quando hai cominciato a sistemare…”

”…che vuol dire papà?”

Ci siamo passati tutti, per la miseria! Ogni scusa è buona per distrarsi o giocare con il giocattolo lasciato a un palmo dal proprio sederino e non sistemare. Figuriamoci poi quando arrivano gli amichetti/amichette! In casa sembra scoppiata una bomba ed io, al solo pensiero, tremo.

Tremo perché già so che quando sarà ora di sistemare mi metterò le mani nei capelli (quelli davanti, per quelli “in mezzo” è come passare una mano aperta nell’aria). Mi girerò di scatto a cercare l’aiuto del pubblico (Annurchetta) perché la telefonata a casa non serve. Servirebbe invece una chiamata all’altissimo per chiedere un miracolo e rimettere a posto tutto (e che ve credevate, che l’altissimo lo “invocavo” per nominarlo invano?).

Purtoppo io non ho questo canale preferenziale ma se devo essere sincero tutti i suoi amici sul calendario ci sono in casa, quindi chiedo a loro, nel caso! Sta di fatto che da quando Sereno Poco Variabile è cominciato a diventare un piccolo diavoletto della Tasmania, in combutta con il fratello, il porcile è un hotel di lusso al confronto. Si, lo so, lui è ancora troppo piccolo (questo è discutibile) per certe cose, ma capisce bene e fa orecchie da mercante.

Paraventolo poi, non ne parliamo: a volte gli dico che dobbiamo andare dal dottore delle orecchie perché secondo me è sordo. Lui prontamente mi risponde che non è sordo: non mi vuole sentire, tutto qua. Alimortacci aho! Ma come sono finito in questa spirale? Soprattutto, come usciamo  Annurchetta ed io da questo tunnel?

Vorrei che almeno la stanza cominciasse a metterla a posto, vorrei che facesse qualcosa dentro casa. Le abbiamo provate quasi tutte: dal coinvolgerlo presentandogli piccoli compiti come un gioco, dal fare gli indifferenti, dal lanciare fiamme dagli occhi e ululati minacciosi dalla bocca. Niente di niente.

A questo punto è intervenuto casualmente l’aiuto del pubblico, che comunque è sempre ben accetto. Per questo sono convinto che, dopo le tante invocazioni agli amici del calendario, un messaggero sia arrivato da noi. I figli del vicino di casa hanno una bimba della stessa età di Paraventolo: anche loro avevano lo stesso problema.

Poi, come per magia, il problema era diventato più leggero grazie ad uno stratagemma molto interessante. Quindi, esiste un metodo per far fare le cose ai bambini, cioè creare buone abitudini?  Senza minacciarli di morte, intendo. 🧐

Si può fare qualcosa senz’altro! In pratica un sistema d’insegnamento adottato nelle scuole anglosassoni e internazionali è quello di non dare punizioni ai bimbi, ma premi una volta che questi raggiungono degli obiettivi prefissati. Non importa quanto tempo ci vuole.

Nella pratica abbiamo ricalcato un po’ quello che hanno fatto i figli del nostro vicino: abbiamo  costruito una tabella con 7 colonne, una per giorno della settimana, e nelle righe dei compitini.

Ogni volta che Paraventolo fa da solo (o su suggerimento nostro) una delle cose scritte sulla tabella mettiamo una stellina. Quando una riga è piena si dà un piccolo premio , se non piccolissimo, per aver raggiunto l’obiettivo. Stiamo parlando di stupidaggini da 1,5€ in edicola.

La cosa si ripete per le altre righe. Non si riazzera la tabella fino a quando non è piena. Dipende dal bambino quindi: quanto è recettivo, quanta voglia ha e tutto quello che ci volete aggiungere. Completata la tabella si riceve un premio un po’ più consistente, magari ci si mette d’accordo prima con il bimbo per coinvolgerlo e stimolarlo.

Nel nostro caso, al completamento della tabella, ci sarà un “lego piccolo”. Ho preso un piccolo Dart Vader come ripiego, di quelli che vendono alla Lidl, non si sa mai.

Ci sono pareri discordanti su questo metodo, perché in questo modo i bambini fanno le cose per interesse e non perché vogliono farlo. Questo è un aspetto che abbiamo preso in considerazione, ma per ora lo stiamo testando. Di cose positive ce ne sono, come quello di imprimere buone abitudini con il gioco e con il premio. Inoltre il bimbo non viene sgridato se non raggiunge l’obiettivo perché sa che è lui che lo deve raggiungere. Nessuna punizione, insomma.

A tal proposito vi segnalo un post interessante di una mamma blogger che parla proprio di questo, che troverete in fondo all’articolo.

Tornando al nostro Paraventolo, le cose che abbiamo deciso di fargli fare, vista la situazione dentro casa, sono le seguenti:

  • Mettere in ordine la camera da solo;
  • Rifare il letto la mattina;
  • Mangiare composto a tavola e chiedere di scendere quando ha finito;
  • Una volta a letto, non alzarsi per venire da mamma e papà (a meno che non scappi la pipì).

L’importante è assegnare poche cose da fare. Devo ammettere che la tabella è spesso ignorata, ma con un po’ di pazienza qualche risultato si comincia a vedere. A tavola Paraventolo chiede sempre se può scendere e di solito sta seduto composto. Questo comportamento è diventato una cosa automatica. A letto alti e bassi, dipende da come gli gira il chiccherone. Il letto la mattina lo fa su richiesta, ma è bravo. Ordinare la stanza invece…è il punto su cui bisogna lavorare di più, ma per ora siamo contenti dell’evoluzione.

E voi, cosa fate o fareste fare ai vostri figli? Fatemi sapere, ho bisogno di suggerimenti!

P.S. come promesso il link all’articolo della mamma blogger sul sistema educativo inglese.

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