“France’, stai attento che ora a sinistra spunta un gorilla che ti butta per terra, non ti spaventare”.
“No papà, non lo voglio vedere il gorilla, ho paura”.
“Ma non ti fa niente… è finto”.
“No papà, il gorilla no”.
Ricordo che quando ero bambino e mi trovavo da mia nonna in Umbria uscivo e rientravo a casa solo per mangiare. Mi divertivo come un matto anche solo con un sasso tra le mani: immaginavo che fosse un’astronave, un’auto da corsa. Non avevo la minima idea di cosa fosse la tecnologia.
Il telefono? Se ci faceva la grazia la santissima trinità c’era l’ultimo ritrovato della tecnologia a casa, del peso di 15 kg e la grandezza di un bagaglio a mano. Personal computer? Quelli sono sbucati quando ero adolescente.
Paraventolo e Sereno Poco Variabile hanno la fortuna (non so poi quanto usare la parola fortuna in questo caso) di essere nati con la tecnologia al loro fianco. Ciò che per noi è uno sforzo immane da comprendere e con cui prendere confidenza per loro è la cosa più naturale del mondo.
(La verità, dilla, è che sei de coccio: tu e la tecnologia siete come cane e gatto)
Sono abbastanza spaventato perché la situazione può facilmente sfuggirci di mano e soprattutto i nostri figli, che sono più bravi di noi, ci possono infinocchiare quando vogliono. La domanda allora salta fuori in tutta la sua bellezza e cinismo: tutta questa tecnologia non farà male?
Mi rendo conto che i tempi sono cambiati: a 14 anni io ero un bambacione di prima categoria e per vedere un accenno di passerotta, per esempio, dovevo accontentarmi di vederla di striscio su un giornaletto consumato dal tempo e dalle intemperie per strada. I ragazzi ora, con internet, hanno Youporn!
La sensazione è che grazie a questa nuova era si stiano accorciando drasticamente le fasi della crescita e il rischio è che a 18 anni un ragazzo o una ragazza abbiano già fatto e visto tutto. A quell’età io cominciavo a vedere la luce in fondo al tunnel, quella che ritenevo essere la mia libertà. A quell’età cominciavo a conoscere realmente il mondo.
(Ma vi rendete conto? Loro hanno Youporn!…)
Ora in un click sei in ogni posto del mondo, vivi le tue esperienze, conosci un miliardo di persone virtuali… ma in realtà? Chi stiamo diventando? Chi sto diventando?
Ho ancora il lume della ragione, soprattutto adesso che da papà questi temi cominceranno a diventare bollenti e andranno prese misure importanti con Annurchetta per evitare di degenerare.
Ora più che mai è fondamentale conoscere i propri figli, lasciarli liberi ma essere in grado di controllarli in maniera discreta. Ora più che mai è importante educarli a un uso consapevole della tecnologia. Per questo motivo imparerò il più possibile tutti gli strumenti che utilizzeranno.
Un uso appropriato dei potentissimi mezzi messi a disposizione oggi può portare a molte cose positive, ma senza una guida i nostri figli rischiano di perdersi e fare un viaggio molto più difficile del previsto, inconsapevoli del mare in tempesta mediatico che li potrebbe fare affondare.
Vorrei tornare bambino per giocare con loro, vorrei essere il loro migliore amico e compagno di giochi ma avere la saggezza di ora. Vorrei fare tante cose per loro.
In realtà al giorno d’oggi mamma e papà lavorano tutti e due e la tecnologia aiuta perché “seda” i bimbi quando magari si prepara la cena o si fanno faccende in casa che richiedono concentrazione.
Proverò ad inculcare nella loro testa l’uso consapevole della televisione, magari facendogliela vedere un’ora al giorno, facciamo anche due. Il resto del tempo preferisco che giochino con me o tra di loro o che disegnino o facciano qualsiasi cosa purché non si veda su schermo o non si usi come videogame.
Penso sia la cosa più difficile aiutarli a sviluppare un senso di autolimitazione. Ritengo sia la cosa più giusta da fare e spero vivamente di raccogliere i frutti quando saranno grandi. Ora come ora vedo solo semi a forma di punto interrogativo e non so che tipo di pianta nascerà.